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D a l i l a   C o z z o l i n o

​testo e regia

R o s a r i o   M a s t r o t a

Carletta, la scema del paese, racconta la sua storia e il suo segreto. Assiste al rapimento da parte della 'ndrangheta, in Calabria, del pullman della nazionale italiana di calcio, a due mesi dall'inizio dei mondiali. Subito lo scoop dilaga, esplode. Esercito, politica, sport e giornalisti all'assalto del nuovo fenomeno mediatico. Tutti accecati dalla notizia “bomba” da regalare, non si accorgono di Carla, che sa dov'è nascosto il pullman bianco e la nazionale di calcio. Ma nessuno le crede.​​​​


Il monologo che racconta è arcaicamente legato alla riflessione sociale che tutto ciò che è detto appartiene alla storia e quindi alla verità. Questa operazione gioca, invece, nel caso specifico, sul falso accaduto. Un'invenzione plausibile che rispecchia la faciloneria delle “vittime” dei mass media e l’esaltazione e manipolazione che ne deriva. Basta pensare ai casi più recenti di manomissione e celebrazione della realtà criminale italiana: Sara Scazzi, Garlasco, Cogne, Costa Concordia eccetera.
Il gioco de L'Italia s'è desta si svolge sull'idea del racconto reale di qualcosa che come al solito, successivamente, viene manomesso. Ma che nel caso specifico è già manomesso alla fonte. E' un racconto metaforico-ironico di un’Italietta credulona, epiteto significativo.​​​

 


Nel monologo si racconta quanto sia cruda la piccola realtà intrisa quotidianamente di ‘ndrangheta e come la malavita sia arcaicamente consolidata e apparentemente inerme nella vita di un piccolo paese. Per assurdo pare che la ‘ndrangheta non esista, seppur tutti la riconoscono e tutti la temono, non parlandone. Ne L’Italia s’è desta la questione ‘ndranghetista viene affrontata in maniera leggera, dalla lettura “innocente” di una povera ragazza che della semplicità fa la sua arma, innocua. Nessuna spettacolarizzazione, ma solo una derisione innocente, una smitizzazione, che determina un raccontare fatti violenti da un punto di vista ingenuo. E questo, a nostro avviso, fa più male alla ‘ndrangheta, ne distrugge la forza e allontana la paura. Col sorriso innocente e senza neanche un proiettile si riesce a ferire chi, invece, fa della violenza la stabilità della sua organizzazione. Smitizzare può scardinare dei legami che per anni hanno reso l’organizzazione intoccabile. La paura, quella vera, fa parte del vissuto di chi vive in Calabria, ma alleggerire e ridicolizzare potrebbe trasformare e invertire il processo. Non è una risoluzione, purtroppo, ma una leggera parentesi che può nuocere a chi si eleva a capo indiscusso senza regole.

Premio Antimafie e Diritti Umani Dirittinscena

Migliore Spettacolo

Premio Giuria Popolare

Premio Speciale "Restart"- Politicamente scorretto

testo finalista al Premio Hystrio Scritture di scena_35 2012 – Milano

testo segnalato per Permanenze 2012 – Teatro Valle, Roma



spettacolo vincitore del Festival per monologhi UNO (2°) – Firenze

spettacolo vincitore del Festival Teatropia 2012 – mafia e politica – Siena
spettacolo vincitore del Premio Centro alla drammaturgia 2012 –  Cuneo
premio migliore attrice Premio Centro

menzione speciale della critica

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